Nel 2008 L’associazione redigeva e coordinava, insieme al Comune di Bologna, il progetto di cooperazione decentrata dal titolo: “Adotta un ritmo”, finalizzato ad intervenire nelle favelas di tre città del nord est brasiliano, per formare “Operatori dello sviluppo”, cioè minori in grado di fare mediazione territoriale, con i gruppi dei pari, attraverso le arti performative e la multimedialità. In seguito a questa esperienza l’associazione organizzava nel quartiere Pilastro di Bologna uno stage di danza freestyle con gli stessi operatori brasiliani del suddetto progetto.

 

 

 

 

L’epistemologia del progetto

 

L’idea progettuale di “Adotta un ritmo” individuava la possibilità di innescare dei piccoli cambiamenti all’interno delle comunità locali di riferimento, che assumevano una efficacia proprio perché introducevano elementi nuovi nel rapporto tra vissuto personale e dimensione sociale.

 

Naturalmente gli interventi didattici, pur limitati per la brevità del monte ore utilizzato, non potevano che esplicarsi attraverso metodologie attive come i laboratori e i training.

 

L’obiettivo era infatti quello di intervenire sulla dimensione individuale innescando semplici meccanismi di autostima e consapevolezza del sé. Meccanismi che potevano essere azionati solo attraverso una forte empatia tra formatori e formati, prima che tra modelli formativi strutturati e, diciamo così, istituzionalizzati. Anche perché il concetto di inclusione sociale riportato alla dimensione delle favelas brasiliane assume fisionomie diverse rispetto alla categoria genericamente intesa dello svantaggio sociale della urbanità europea.

I partners

Comune di Bologna  (Capo fila)

Associazione Orchestra Do Mundo (co-proponente)

 

Municipalità di Fortaleza (Brasile)

 

Municipalità di Recife (Brasile)

 

Provincia di Rimini (Italia)

 

COSPE Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti ONG (Italia)

 

Mani Tese ONG (Italia)

 

ARCI Solidarietà Reggio Emilia (Italia)

 

Associazione Pe no Chao (Brasile)

 

Associazione Arte en Todas as Partes (Brasile)

Associazione Convida (Brasile)

ECPAT – End Child Prostitution and Trafficking (Italia)

LA STORIA DEL PROGETTO

Premessa al progetto è stata la consapevolezza che nelle realtà come quella delle metropoli brasiliane, dove emarginazione, violenza e disparità sono fenomeni di massa, i cambiamenti si possono realizzare solo attraverso piccoli e puntuali interventi che, nel tempo, potranno riprodursi ed allargarsi producendo un effetto moltiplicatore. Il progetto parte dal dato certo che nel popolo brasiliano esista un forte legame con la  musica, la danza e la corporeità e dalla consapevolezza che qualsiasi forma di arte costituisca un mezzo efficace per esprimersi e condividere esperienze e sentimenti molto forti, e che possa avere inoltre, se ben gestita, valenze terapeutiche e riabilitative.

 

 

Le persone che hanno sperimentato l’emarginazione, la violenza e la mancanza di punti di riferimento, sono state aiutate a ri-orientare il loro percorso di vita indirizzandosi verso coloro che vivono una esperienza analoga e sono formate a questo compito.

 

 

L’intento di costruire un modello d'intervento, sul territorio brasiliano, per lo sviluppo sostenibile dell'infanzia e dell'adolescenza, nel quadro dei rapporti di cooperazione internazionale delle politiche regionali, in termini di nuove opportunità e di sperimentazione di nuovi approcci, in grado di rispondere alle criticità della dimensione “emarginazione/inclusione”, non è stato pretenzioso poiché, con modalità non organizzate e non pianificate, questo modello è già in essere in molte favelas brasiliane, grazie all’apporto di tanti musicisti e maestri di freestyle, che in modo volontario prestano la loro opera per insegnare ai bambini. 

 

 

Il progetto ha dunque attivato delle azioni sul territorio delle tre città brasiliane,  dedicate a due categorie  di persone che vivono la criticità dell'emarginazione: le ragazze vittime del turismo sessuale, e i  minori delle favelas.

 

Nelle tre città del nord est brasiliano dove l’equipe di ODM è stata portatrice di contemporaneità dello scambio educativo, sono stati prodotti dei piccoli ma significativi cambiamenti che hanno sicuramente lasciato un segno nel rapporto con le associazioni partner e naturalmente con i ragazzi in formazione seguiti da tempo dalle suddette associazioni.

 

 

 

 

 

 

Cambiamenti nella coscienza personale e di gruppo come a Fortaleza, dove il gruppo aula composto da ragazze vittime del turismo sessuale hanno in qualche modo ripensato attraverso esercizi di corporeità alla propria esistenza, e che hanno fatto sottolineare ad alcuni operatori che la loro vita da quel momento non sarebbe stata più la stessa.

 

 

 

 

 

Cambiamenti sia logistico-organizzativi come a Salvador, dove un gruppo di formatori e di ragazzi hanno potuto implementare il proprio Know how informatico, e costruire un piccolo laboratorio permanente.

 

 

E infine Recife, dove il sistema pedagogico di Freire è estremamente sentito, e dove le aule sono state esautorate per far posto alla strada. Qui si è riusciti ad innescare forse gli elementi più legati alla pedagogia dell’autonomia, poiché i ragazzi in formazione soprattutto quelli inseriti nel laboratorio multimediale, hanno potuto trasformarsi prima che in abitanti della favela in osservatori del proprio contesto, intrecciando in qualche modo un percorso critico con il loro vissuto personale.

 

 

 

 

Photo credit Jody Marcos