Il primo articolo

 

COME PICCOLE RISONANZE

 

Pubblicato su BoSound - Novembre 2003
 

By Marco Marano

 

 

Vogliamo raccontarvi una storia. Una di quelle che hanno come protagonisti donne e uomini, ognuno con le proprie tensioni morali. Donne e uomini che si spostano verso direzioni contemplate, mentre il mondo gira vorticosamente...

Una storia che ne raccoglie tante altre, perché collegate da un comune denominatore.


Ma come iniziarla una storia così? , Di elementi ce ne sarebbero, e anche tanti… C'è la Società Globale ad esempio. La società delle merci. La società della quantità sulla qualità. La società elettrica, dove prodotti, servizi, informazioni, know how si muovono all'interno del mercato, in cui tutto è condiviso in funzione dello scambio, e questo grazie ai processi di comunicazione.Potremmo allora partire da qui per raccontare la nostra storia.

 

Si, perché la società globale è anche interazione tra culture, linguaggi, codici che si uniscono e ci uniscono, in una unica soluzione di continuità, nel bene e nel male. Pensiamo allora ad un incontro. Un incontro avvenuto in Italia. Un incontro tra persone di paesi sparsi nel mondo. Un incontro tra persone che hanno sposato il sogno e la "causa" della musica, anche se nessuno di loro ne è in quel momento a conoscenza. Sono musicisti, produttori indipendenti, operatori sociali che si conoscono, per caso, in una estate qualunque in quella Sardegna, dove il contrasto tra benessere e non sviluppo è sintesi delle contraddizioni del nostro tempo. Si, perché questi artisti, figli dei contrasti e della cultura alternativa, si incontrano in una località poco distante da Porto Cervo: proprio quella dei vip.


C'è Mario Aphonso III, 35 anni, sassofonista-flautista macedone-gitano che vive a San Paolo: le sue origini sottolineano il senso della sua storia. Julian Martins Tirado è un chitarrista brasiliano di origine spagnola. Ha 42 anni, ed è uno dei più anziani del gruppo. Poi c'è Biroska, percussionista afro-brasiliano. Ha 27 anni ed è cresciuto in una favelas, dove lì ha frequentato una scuola, in cui ha imparato ha suonare. Chico Salem, è un venticinquenne brasiliano di origine libanese, chitarrista e cantante, suona con Arnaldo Antunes dei Tribalista. L'italiano del gruppo è Jody Marcos, al secolo Marco Bruno, 44 anni, produttore discografico, personaggio vulcanico, dalle mille sfaccettature: è artefice, insieme a Dj R Renato Amata di Mixtophonico, la struttura di produzione discografica interna al Link Associated di Bologna. "Ricordo - osserva Jody - la fine degli anni ottanta. In quel periodo lavoravo nel Tour di Jovanotti. Avevo costruito e montato un sound system in poco tempo. Lasciai la tournée quasi subito. Smontai il sound system e me lo portai a Mombasa, dove lo rimontai all'interno di una struttura che divenne una casa di produzione, che si chiamava Black Rhino Sound System. Trovai quindici ragazzi, come tanti ce n'è in una città come quella. Voglio dire che lì i ragazzi vivono per strada, e diventano adulti prima degli altri. Lì essere giovani significa combattere per vivere o morire. Capisci come questo fa da contrasto con avere il diritto di essere cittadino? Allora, il problema - continua Jody - è quello di ridare cittadinanza a loro, che sono l'infanzia dimenticata. E quei quindici ragazzini hanno lavorato in questa struttura per otto anni, con la musica voglio dire."

 

Questo incontro si trasforma presto in una scommessa

 

Un incontro che si trasforma in una scommessa di riscatto per chi appartiene alle categorie deboli della società globale: i bambini e gli adolescenti. Soggetti deboli in tutta la società globale. In occidente, nei paesi avanzati, ultimo anello della catena sociale, fonte di una violenza "evoluta", in cui si condensano le frustrazioni, le nevrosi, la follia del mondo adulto, ormai senza limiti. Nei paesi del terzo e quarto mondo invece, la follia diventa sistemica, perché qui il concetto di "assenza" non è un concetto simbolico, come in occidente, cioè afferente al sistema psichico, privato di direzione sociale. Qui l'assenza è un concetto fisico. Assenza di cibo, assenza di regole, assenza di leggi, assenza di diritti, assenza di libertà, soverchiata dai più forti.
 

"Uno dei fenomeni - sottolinea Jody - che meglio rappresenta il Brasile è quello dei meninos da rua, i bambini di strada, le cui "gesta" alle volte vengono raccontate dai nostri mezzi d'informazione. In effetti c'è una differenziazione da fare: i meninos da rua sono i bambini di strada, quelli che vivono giorno e notte in strada, facendo i lustrascarpe o i lavavetri, abbandonati dalla famiglia o fuggiti da casa. Poi ci sono i "meninos na rua", i bambini nella strada, che conservano legami con la famiglia, costretti a lavorare da questi in strada. E' ovvio che il limite tra le due "categorie" è labile".

Bambini e adolescenti come soggetti deboli, ultimo anello della catena sociale

 

In Brasile la realtà dei minori rappresenta forse una tra le più grandi aberrazioni della società globale. Venti milioni circa di bambini brasiliani, di età compresa tra gli 0 e i 14 anni vivono in famiglie indigenti, il cui reddito pro capite non supera il mezzo salario minimo. Il numero corrisponde al 40 percento della popolazione compresa in questa fascia di età. Si pensi che in alcuni stati, come il Maranhão, nel Nordest, la percentuale di bambini in condizioni di povertà arriva al 70 percento, mentre San Paolo si mantiene intorno al 16 percento. Questi dati, abbastanza asettici, ci consentono di spiegare perché la strada è il luogo in cui l'aberrazione trova la sua collocazione ideale. E' comunque altrettanto ovvio che, per la vastità del fenomeno, vi è una difficoltà oggettiva a stimare il numero totale dei meninos. Da una indagine svolta nella metà degli anni novanta erano stati calcolati circa trenta milioni di meninos, un terzo dei quali non è arrivato al diciottesimo anno di vita.

"Vedi - osserva Jody - la possibilità di ridare cittadinanza a quindici, trenta, cento bambini, rispetto alla vastità del fenomeno, può sembrare inutile. Noi pensiamo che un piccolo gesto, un piccolo intervento, può invece innescare grandi cambiamenti. Perché pensa, è come quando lanci un oggetto in mare: se il masso è grande farà un grosso schizzo e poi imploderà, rientraendosi subito, ma se lanci un sasso piccolo, insieme ad altri piccoli sassi, beh, santo iddio,ci sarà un effetto risonanza, perché si perpetuerà nel tempo. Nasce da questo - prosegue Jody - l'idea di una orchestra mondialista, una orchestra dal mondo per il mondo, dove un progetto etico e interculturale si trasforma nella possibilità di dare una possibilità in più e insieme una speranza per un mondo diverso. E' questa l'Orchestra do mundo".

 

C'è una storia raccontata da un'avvocatessa di Recife che si occupa di dare assistenza ai meno abbienti. E' una delle tante chiavi di lettura del Brasile in fatto di "Cittadinanza".Vediamo come la stessa Ana Vasconcelos la racconta: "Stavo casualmente seguendo una conversazione tra due ragazzine rimasi colpita da un'espressione usata come sinonimo di aborto mai sentita prima. Effettivamente è una parola strana: "calcione". Una stava raccontando all'amica che un mese prima aveva abortito. Finalmente liberata da quell'impiccio che le faceva perdere i clienti sulla strada. E come hai fatto? Volle sapere l'amica, con il calcione, rispose l'altra. Mi avvicinai incuriosita e chiesi cosa fosse. Rimasi agghiacciata dalla spiegazione. Consiste nel farsi dare un forte calcio nella pancia. È facile, e il risultato è certo, assicurò la ragazzina, che aggiunse: e non costa niente, è sufficiente trovare qualcuno che ti dia un bel calcio, tutto qui!".

 

Negli ultimi anni la televisione brasiliana, cioè la rete "Globo", si è resa protagonista di alcuni scoop, registrando immagini raccapriccianti, che hanno fatto il giro del mondo.


E' la vigilia di un festival internazionale di musica lirica nella città di Manaus, capitale dell'Amazzonia brasiliana. La polizia, negli stessi giorni, aspetta la visita di un alto funzionario del ministero della giustizia, incaricato di indagare sulla prostituzione infantile. In pieno giorno, le forze di polizia della città operano un immenso rastrellamento di meninos da rua. In video vengono mostrati stralci di questo rastrellamento. Si vedono bambini legati l'uno all'altro con un nodo fra le magliette e portati in giro come animali dalla polizia militare.Ci sono ventidue bambini portati al guinzaglio che camminano tra le strade del centro cittadino prima di essere rinchiusi in furgoni cellulari. Ma ancora più atroci sono delle immagini mandate qualche tempo prima dal "Globo", quelle di un posto di blocco in una favelas di San Paolo. La telecamera nascosta di un videoamatore filma momento per momento torture, manganellate e persino due omicidi perpetrati dalla polizia. Le vittime sono passanti e ragazzini, il video mostra vari momenti: due poliziotti sparano ad un'auto già fermata precedentemente, uccidendo il conducente, un ragazzo di ventotto anni Un'altra macchina viene fermata, il conducente viene fatto uscire fuori, strattonato cade per terra, e lì inizia il suo calvario Viene calpestato e preso a manganellate, l'operatore ne ha contate 38 in tre minuti C'è un ragazzo di colore preso direttamente dal capo di questa squadra, Reginaldo José dos Santos, alias Rambo, si capisce che è il più violento. Si diverte, insieme ai suoi uomini, a tormentare quel poveretto per una decina di minuti con calci, pugni e manganellate, poi da solo se lo trascina in disparte, dove il video non arriva a filmare, "in compenso" però si sentono nitidamente gli spari che tolgono la vita al ragazzo Queste immagini hanno sconvolto persino i ben pensanti, cioè i ceti più abbienti, quelli, per intenderci che sostengono gli squadroni della morte, queste organizzazioni paramilitari private il cui scopo è quello di ripulire le strade dai meninos da rua. E' uno sterminio sistematico organizzato per lo più da chi possiede esercizi commerciali. L'indifferenza alla violenza della maggioranza dei brasiliani, rendono lo sterminio, a cui spesso partecipa anche la polizia, un fatto dovuto, per garantire la sicurezza sociale.

Eccola la società globale dell'integrazione

 

La società della solidarietà, la società dei mondi e dell'unione tra i popoli, può oltrepassare i confini del mercato globale, per riscoprire i valori della civiltà contemporanea, nata dallo "spirito libertario dei padri fondatori", che in tre secoli hanno eretto gli Stati sulla base di Dichiarazioni e Carte dei valori dell'uomo In questi tre secoli però i diritti di cittadinanza sono stati sistematicamente calpestati E oggi, che ereditiamo comunque il patrimonio filosofico della civiltà occidentale, non è che le cose siano cambiate poi di tanto Nel caso che stiamo raccontando, però, non sono gli Stati ad intervenire, qui sono le persone: donne e uomini del nostro tempo, che vogliono lanciare un sasso per vedere magari se altri sassi vengono lanciati, in maniera tale da creare un effetto risonanza duraturo nel tempo, per aiutare a stimolare un grande cambiamento.

 

 

"Il nostro - continua Jody - è un progetto che vuole trasformare la musica in aule multimediali, postazioni internet, con insegnanti qualificati per i bambini delle favelas. Vogliamo aiutare i meninos na rua, ragazzi che vivono nelle favelas al confine con la bolla" La bolla è il soprannome dato al nucleo centrale di San Paolo, dove sono ubicati i quartieri residenziali. Fuori dalla Bolla vi sono le favelas "La musica è per noi materia prima, in Brasile è un elemento naturale, per questo abbiamo pensato che potesse essere un mezzo ottimale per creare risonanza contro povertà, sfruttamento, criminalità Stiamo lavorando - afferma Jody - per produrre un cd a San Paolo, il cui ricavato dovrà servire alla costruzione di una scuola di musica in una favelas della città".

 

Il progetto prevede l'organizzazione di una struttura già esistente, supportata da persone che operano da tanti anni a San Paolo, tutor esperti in campo musicale e pedagogico, per creare un luogo aperto a tutti i ragazzi fino ai diciotto anni di età, libero da vincoli politici e religiosi.

 

Da quell'incontro in Sardegna nasce l'Orchestra Do Mundo, quindi nasce cioè un progetto di solidarietà internazionale, finalizzato a porre l'attenzione sui fenomeni di sottosviluppo della società globale, proponendosi di esportare questo modello d'intervento nelle realtà e nei paesi del terzo e quarto mondo. Così, magicamente, da quell'incontro, s' innesca un tam tam per il mondo, che produce adesioni di altri artisti. L'aspetto più bizzarro è che ognuno di essi è l'espressione di commistioni etniche e culturali: italiana spagnola, tedesca, inglese turca, macedone, brasiliana, africana, tzigana, israeliana. E la loro musica risente di questo respiro giocato su colori e intonazioni di varia natura Si sentono le sonorità della tradizione sudamericana, si sentono miscugli di pop unito a kletzmer, musica moderna italiana unita ai ritmi magici della santeria o ai canti degli emigranti Tutto questo reinterpretato in chiave "elettronico-acustica".

 

Il Brasile diventa, insomma, il luogo in cui, da quell'incontro e attraverso la musica mondialista, fare viaggiare una speranza. Perché quegli artisti raccontano e si raccontano attraverso il Brasile. Ma come può raccontare il proprio paese un artista brasiliano? Anche lui, da cosa può partire per iniziare il suo ragionamento? Ma da Lula, naturalmente. Dalla speranza di rinascita che quest'uomo ha saputo dare al suo popolo. Perché Lula vuole cambiarlo il proprio paese, mettendo a disposizione la sua vita. Ma per capire questo, "noi occidentali", non possiamo che cercare di comprendere il Brasile di oggi, come anche la Colombia o il Venezuela o ancora la Bolivia...

 

 

 

 

Photo credit Jody Marcos